Corruzione, meschinità e violenze: ecco l’attualità del poeta.
“Sequestrata” da Dante. Con questa dichiarazione spiazzante Elvia Franco vuole dirci che si può, fortunatamente, essere rapiti, trascinati, travolti, assorbiti da un testo tanto da restarci dentro. La poesia può ancora scuotere, ammaliare, turbare, dire. È un sequestro inatteso, ma inconsciamente voluto, desiderato, che arriva in tempo di Covid, quando la realtà offre più di un motivo per scappare. Non è però una fuga, piuttosto un cercare e trovare la bellezza, la sapienza, l’umanità e l’attualità di Dante nostro contemporaneo. I Canti dell’Inferno (Nemapress Edizioni), il primo di tre volumi che sono un percorso dell’autrice udinese dentro il percorso di Dante. Incontrarsi nell’attraversamento è già un’esperienza straordinaria.
Non è solo una rilettura della Divina Commedia. È «viverla, sentirla». Nello stesso tempo è un invito ai lettori, che si palesa nella piacevolezza, scorrevolezza, efficacia dello stile per finalità volutamente divulgative. Del resto, ci sono mestieri che non si smettono mai. Se per 35 anni, come Elvia Franco, ci si è dedicati a instillare, nei bambini e nelle bambine, l’amore per la poesia, la letteratura, la filosofia, la natura, lo si fa per sempre. Non si smette mai di essere maestri. Muta il modo, il destinatario, il tempo, ma non l’intento di “dare” e nel contempo di “ricevere”.
La contemporaneità racchiusa nel titolo del libro emerge dai versi danteschi delle anime dannate, che accendono necessariamente e scandalosamente i riflettori sull’attualità. Corruzione, meschinità, violenza sono vive e vegete oggi, nella nostra realtà come nell’Inferno. Ma il poema ci racconta anche le radici storiche e la linfa culturale di un paese. Scrive l’autrice: «Italianità, che, nonostante la povertà dei tempi, resta grande».
«Soffro con lui, gioisco con lui, mi indigno con lui, e imparo da lui»: il rapporto con Dante è di condivisione. Lettura come partecipazione e discussione: «Polemizzo anche con lui, contaminando la piccola me con il suo grande lavoro». Non esita a dargli gentilmente del maschilista perché il sapore della scrittura di Elvia Franco è deciso, rotondo, schietto. Riconosce però: «Con Beatrice, ispiratrice di sapienza e di amore, ha come ripristinato il ruolo altissimo della donna, qual era nelle millenarie civiltà matrifocali». «Ruolo di stella polare. Di gemma fulgida e vivificante il mondo. Di gemma vivente, libera e necessarissima».
Femminile è la rilettura di Dante: «Ecco che finalmente una donna, Elvia Franco, si accosta all’opera», scrive nella prefazione Rossana Becarelli, medico, antropologa e filosofa della scienza, che, attraverso un video sul Sommo Poeta, ha risvegliato nell’autrice il bisogno di rileggere le tre cantiche, come un amore, una passione inevitabile, mai finita, che ritorna. Galeotta è stata la sollecitazione dell’amica per questo volume, come galeotto fu il libro che accostò le labbra di Paolo e Francesca nel quinto canto: «Uno dei più belli di tutta la Divina Commedia. E ancora non lo si legge senza turbamento».
Autore: Martina Delpiccolo
Fonte: messaggeroveneto.gelocal.it, 26 feb 2021